Mi è stato fatto sparire un capitale di 1 miliardo e mezzo di lire con vari giochini procedurali, tramite la manipolazione dei fatti, degli atti, dei capi d’imputazione, nel procedimento R.G. 1376/01 celebrato presso il Tribunale di Monsummano Terme, giudice Valeria Marino.
Le mie querele NON sono state mai indagate e procedute.
Dal 1986 fino al 2001, sono caduta nella trappola del fantomatico dottor Morini di Pistoia, commercialista che operava per decenni con magistrati e presidenti del tribunale nella Commissione tributaria provinciale. Il Morini si è approfittato del rapporto di amicizia e, con raggiri e artifizi, mi ha defraudato una somma di denaro molto ingente che gestivo nella Borsa italiana per conto di altre persone. Quando ho chiesto di restituirmi il denaro prestato, il Morini ha cessato il rapporto e mi aveva detto di rivolgermi al tribunale, affermando che, in tal caso, mi avrebbe distrutta, avendo amicizie giuste, e che nessun giudice avrebbe mai provveduto contro di lui, "a causa di rapporto di amicizia massonico-mafioso" (parole letterali del Morini).
Esattamente ciò è avvenuto!
Ho subito minacce mafiose, aggressioni fisiche, sequestro di persona, ma gli autori dei reati, i complici del Morini, non venivano puniti o se sì, per reati lievi con piccola sanzione amministrativa.
In cambio dei soldi buoni, ho ottenuto titoli di credito mai pagati (assegni bancari FALSI, dichiarazioni di prestito fraudolenti, cambiali FALSI) e/o altri titoli di credito emessi su conti chiusi, privi di fondi (assegni postali, bancari).
La Guardia di Finanza di Montecatini T. ha verificato che gli assegni bancari rilasciatimi dal Morini erano falsi, ma per i magistrati i reati “NON c’erano”. (all. 1)
Il riciclaggio dei titoli di credito falsi soddisfa gli elementi costituivi di diversi reati, quindi i magistrati avevano obbligo di procedere nei confronti del Morini e dei suoi amici.
a) In un solo caso è stato processato il Morini, dal 2006 al 2011 per il reato di calunnia e di truffa il cui importo non è stato specificato. L’imputato NON è stato rinviato a giudizio per la mia querela presentata alla Polizia di Stato di Montecatini T., il 3.3.2001, per la quale è stato aperto il fascicolo R.G. 1376/01, ma per una sua denuncia presentata ai Carabinieri di Montecatini T., il 23.11.2000, per lo smarrimento del blocchetto di assegni postali che ha dato a me, per pagare una parte del mio credito di quasi mezzo miliardo di lire. (all. 2)
Il Morini è stato processato e condannato definitivamente in 3 gradi di giudizio per il reato di calunnia che NON poteva esser proceduto perché l’imputato NON è stato iscritto a registro per questo reato. All’apertura del fascicolo R.G. 1376/01, non esisteva alcun provvedimento giudiziario che avesse accertato la calunniosità della denuncia. (all. 3)
Il reato di truffa NON poteva essere contestato perché per tale reato ci voleva la querela di parte e la denuncia del Morini non aveva i requisiti di procedibilità paragonabile alla querela. (all. 4)
La mia querela del 3.3.2001 NON è stata proceduta come emerge chiaramente dal rinvio a giudizio.
I giudici avevano l’obbligo di dichiarare improcedibilità degli atti e restituirli alla Procura.
I giudici di secondo grado hanno sentenziato che io fossi rimasta creditrice di lire 500.000 (€. 258,29) e all’epoca dei fatti, gli assegni bancari NON erano protestabili (!?) - che NON erano contestati -, e il Morini NON avrebbe guadagnato nulla, se non in altro, che nella garanzia venuta a meno essendo stato denunciato per smarrito il blocchetto di assegni postali.
Con questo meccanismo di “salvataggio”, il Morini NON ha dovuto rispondere per i reati patrimoniali commessi con gli assegni postali rilasciati privi di fondi per quasi mezzo miliardo di lire e per quelli bancari FALSI di oltre 1 miliardo di lire.
Dopo 10 anni, è nata la sentenza definitiva che ha assicurato al Morini non solo un bel capitale di provenienza illecita, rigirato con i rispettivi guadagni per 20 anni, ma anche il diritto al risarcimento dei danni subiti per il processo di durata irragionevole, di 10 ANNI, a spese dell’Erario.
E’ possibile che i 50 (cinquanta) magistrati, conoscitori delle leggi, i quali si erano occupati del procedimento R.G. 1376/01, dalla Procura provinciale fino alla Cassazione, NON ci siano accorti della mancanza di questi requisiti fondamentali per processare il Morini?
E cosa hanno fatto i magistrati che si occupavano dei procedimenti penali connessi, mai riuniti, tutti finiti in una bolla di sapone, quelli civili, esecutivi, fallimentari che conoscono le vicende penali?
E’ possibile che i 3 (tre) avvocati di fiducia, cassazionisti, del Morini NON conoscano le norme procedurali fondamentali su base delle quali avessero potuto far dichiarare l’improcedibilità degli atti già nell’udienza preliminare o contestarle nelle fasi successive?
b) Dal 2003 al 2005, ho subito un processo penale per tre querele calunniose presentate dal Morini nel 2001, con le quali mi accusava di aver rubato il blocchetto di assegni postali. Sono stata assolta con la formula piena, ma il Morini NON ha dovuto rispondere per le querele calunniose, per il processo penale da me ingiustamente subito, per le false dichiarazioni rese nella fase preliminare e dibattimentale nei procedimenti aperti a mio carico, R.G. 1690/01, R.G. 2560/01.
Doveva essere proceduto per legge il reato di calunnia per il processo ingiustamente subito!
c) Apparentemente, avrei avuto “soddisfazione” dal giudice civile, nella causa R.G. 1156/01 del Tribunale di Pistoia, conclusa a mio favore nel 2004. Il giudice ha riconosciuto il mio credito per oltre 1 miliardo di lire, in relazione agli assegni bancari (falsi). Non potrò mai ricuperare il mio avere perché il Morini si è liberato del suo ingente patrimonio immobiliare e mobiliare prima che io avessi capito che ero vittima di inganno. Quindi, è rimasto a carico mio l’ingente imposta di registro.
Il giudice mi ha autorizzata a iscrivere sequestro conservativo su tutti i beni del Morini, compresi i frutti, che ho trascritto su 10 immobili, nel 2001. Questo mi è stato ELUSO per il credito professionale di lire 1.980.000, risalente a 1996, dell’amico avvocato del Morini, Marco Libero Mangiantini, che ha fatto azionare il credito irrisorio, dopo la trascrizione del sequestro conservativo, R.E. 44/01, giudice Rosa Selvarolo ipotecando e pignorando i 10 immobili dei quali ha chiesto la vendita forzata senza che il Morini o il giudice, avessero fatto qualche osservazione.
La querela del 3.9.2003, relativa alla operato molto poco chiaro del giudice esecutivo, di avvocati, privati nell’elusione del mio sequestro conservativo civile, doveva essere trasmessa a Genova, ma la Procura di Pistoia l’ha archiviata da atti "non costituenti reato", A.R. 626/03/mod. 45.
Dal 2001 ad oggi, il Morini ha percepire circa € 55.000 di canone d’affitto degli immobili sequestrati.
Le denunce depositate a vari organi, giudici esecutivi, procuratore generale, NON sono state procedute. Il procuratore-capo invece, l’ha inoltrata alla Procura di Genova dove è stata archiviata da atti "non costituenti reato".
I magistrati di Genova avevano obbligo di ritrasmettere il fascicolo alla procura di Pistoia perché il Morini NON è un giudice e non era competente a trattare la querela.
Nel 2005 e 2010, il Morini è stato arrestato per reati commessi a danno dello Stato in associazione (favoreggiamento di emigrazione clandestina, tratta della prostituzione, falsi permessi di soggiorno, contratti di lavoro, truffa milionaria con IVA), e aveva già condanne definitive per reati patrimoniali, falso in bilancio, falsa testimonianza, ma in procedimenti estranei alla mia vicenda.
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Ecco alcuni articoli attinti dai quotidiani locali, che, "stranamente" vedono sempre come protagonista Massimo Morini che nella foto sottostante viene arrestato dalla Guardia di Finanza il 24-03-2010.
Ballerine come colf ma tutte in nero: cinque arresti
Permessi ‘facili’ per clandestini: nuova operazione a Pistoia, cinque arresti. A tirare le fila un ragioniere con una sede fittizia. ‘Carte’ pagate fra 500 e 3mila euro
Montecatini, 24 marzo 2010 - Ballerine assunte come domestiche. Operai assunti da imprese fantasma per poi lavorare davvero, per altri, a nero. E tutto documentato con buste paga apparentemente ineccepibili, essenziali per ottenere il permesso di soggiorno, vero, ma indotto da documenti falsi e pagati da centinaia di stranieri (marocchini, albanesi e romeni) fra 500 e 3mila euro. Ma il meccanismo è stato sviscerato e fatto saltare al termine di un’indagine che ha richiesto due anni e ha visto all’opera, in sinergia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Ispettorato del lavoro.
L’indagine è sfociata ieri nell’esecuzione di cinque ordinanze cautelari che hanno portato in carcere un noto ragioniere commercialista di Montecatini, Massimo Morini, 62 anni, residente a Pistoia e non nuovo a guai giudiziari di questo genere, e Candido Lazzeri, 62 anni, ex avvocato, di Castelfranco di Sotto (Pisa). Arresti domiciliari invece per Prospero Donzì, 40 anni, di Montecatini, detto Johnny, e per Jonathan Tognocchi, 41 anni, di Pontedera (Pisa). Obbligo di dimora per una 60enne (L. D.), di Spinazzola (Bari).
Gli indagati sono 23 fra Pistoia, Montecatini e Prato e fra questi ci sarebbe anche un ex avvocato di Prato, radiato dall’albo. Il ruolo della schiera di indagati sarebbe quello di prestanome disponibili alle assunzioni fittizie. E proprio da una conversazione dell’ex avvocato pratese intercettata è scaturito il “titolo” dell’operazione: Fictio iuris, finzione giuridica. Una finzione che non ha retto ai controlli incrociati nell’indagine che ha preso le mosse da un piccolo evento: un arresto nel 2007, da parte dei carabinieri di Serravalle Pistoiese, al comando del maresciallo Aldo Nigro, per sfruttamento della manodopera clandestina, e da lì l’analisi dei documenti grazie all’opera del Nucleo Carabinieri ispettorato del lavoro, al comando del maresciallo Nicola Lentini.
Le verifiche fiscali dei finanzieri della compagnia di Montecatini, diretti dal capitano Fabio Lentini, sono state poi convogliate dal pm Luigi Boccia nel filone investigativo aperto dai carabinieri della compagnia di Pistoia, al comando del capitano Vincenzo Maresca. Il ragioniere avrebbe tenuto le fila, utilizzando, come basi logistiche, il suoi studi di Montecatini e Pistoia; l’ex avvocato di Castelfranco avrebbe messo in piedi una ditta fantasma con sede presso una casella postale, a pochi passi dallo studio montecatinese di Morini, dove le Fiamme Gialle non avrebbero mai evidenziato un’attività finanziaria. Tognocchi avrebbe quindi avuto il ruolo di factotum, Donzì quello di procacciatore di ballerine per i locali, poi assunte come domestiche dalla donna pugliese. Fra i reati ipotizzati il favoreggiamento dell’ingresso di immigrati clandestini, lo sfruttamento della manodopera e la falsità ideologica indotta.
Pistoia, 25 marzo 2010 - L’ordinanza di custodia cautelare l’ha colpito come un fulmine a ciel sereno. Il ragioniere commercialista Massimo Morini, 62 anni, non si aspettava di essere arrestato. Sapeva di essere indagato da tempo perchè nei suoi uffici di Pistoia e Montecatini gli inquirenti avevano effettuato, già due anni fa, delle perquisizioni. «Non ne posso più di queste perquizioni, se mi frulla me ne vado all’estero».
Una frase di questo tenore sarebbe stata poi intercettata dagli investigatori, a quell’epoca, e da lì il giudice delle indagini preliminari ha ritenuto sussistente il rischio di fuga, oltre a quello di reiterazione del reato, e ha quindi disposto l’ordinanza. «Ma in realtà — ha commentato ieri il suo difensore, l’avvocato Daniele Vecchi di Pistoia, che da sempre difende Morini e che più volte è riuscito a traghettarlo verso l’assoluzione dalle accuse — il fatto che lui non si sia mai mosso dalla sua abitazione è lì a dimostrare che non c’era pericolo di fuga».
Avvocato e principale indagato nell’indagine «Fictio Iuris» di Carabinieri e Finanza si preparano ad affrontare, domani, l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Roberto Tredici. «Morini sta affrontando, relativamente tranquillo, la situazione in carcere» fa sapere l’avvocato Vecchi che ieri mattina ha incontrato in carcere il suo assistito e poi i suoi familiari, duramente provati da questa nuova vicenza. Morini è stato arrestato martedì mattina ed è ritenuto dagli inquirenti il “referente tecnico” del gruppo che avrebbe, secondo l’accusa, messo in piedi il meccanismo di preparazione delle false documentazioni, false assunzioni e false buste paga per gli stranieri allo scopo di ottenere i permessi di soggiorno.
«I fatti — come ci ha spiegato l’avvocato Vecchi — sono relativi ai flussi degli stranieri e risalgono fino al 2003. I capi di imputazione sono venticinque, relativi ad altrettanti casi di stranieri, e per metà di questi casi il giudice ha già escluso inizi di colpevolezza. Nell’ipotesi accusatoria vi era anche un’associaizone a delinquere, non ritenuta sussistente». Potrebbero essere interrogati domani anche gli altri indagati: l’ex avvocato di Castelfranco Candido Lazzeri, difeso dall’avvocato Gianfelice Cesaretti del foro di Lucca, Jonathan Yognocchi, difeso dall’avvocato Juri Mochi di Pistoia e Prospero Donzì, difeso dall’avvocato Andrea Ceccobelli di Pistoia.
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Falsi permessi nei night, patteggiano
EMPOLI. Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falsificazione dei documenti per far ottenere i permessi di soggiorno alle ragazze dell’Est ingaggiate come ballerine nei night.
Dovranno difendersi da queste accuse le 17 persone rinviate a giudizio nell’ambito dell’inchiesta “Dolce vita” condotta dai nuclei operativi dei carabinieri di Firenze e Montecatini culminata nell’aprile del 2005 con 18 arresti, di cui 4 ai domiciliari, e 4 obblighi di firma. Nel frattempo cinque imputati sono usciti dal processo con un patteggiamento.
Sotto processo. Per stamani è fissata la prima udienza del processo che si aprirà davanti al collegio presieduto dal giudice Eugenia Di Falco. Agli imputati viene contestata anche l’associazione a delinquere. Stando a procura e carabinieri al vertice dell’organizzazione ci sarebbero stati gli Zaffora, il padre Francesco, 49 anni, e i figli Giuseppe, 26 e Antonio 27, originari di Palermo, ma residenti a Massa Cozzile, all’epoca dei fatti titolari di una società che gestiva i night Papillon a Monsummano e Akbar a Porto Azzurro sull’Isola d’Elba.
Nel ruolo di consulenti per la fornitura di documenti da presentare a questure e prefetture per la regolarizzazione delle ragazze, il commercialista pistoiese Massimo Morini, 50 anni, con studio a Pieve a Nievole e Stefano Nardini, 34 anni, di Lerici, praticante legale, che nel dicembre 2003 venne arrestato una prima volta dopo essere stato trovato con timbri e permessi di soggiorno falsi da vendere a due russe.
L’altro livello dell’organizzazione, quello che teneva i contatti con le entreneuse, sarebbe stato composto dal rumeno Alexendre Florescu, 30 anni, domiciliato tra la Valdinievole e la Valdelsa come il connazionale Marius Coca Jonut, 29 anni, domiciliato a Castelfiorentino; Stefano Bianchi, 53 anni, di Livorno, gestore di night ed ex socio del circolo Orkidea di Pescia; Giuseppe Devotella, 29 anni, di San Gimignano; Antonino Labianca, 63 anni, di Monsummano; Kirily Reim, 36 anni, estone, residente a Montecatini; Andrey Antalee, 50 anni, rumeno senza fissa dimora così come il connazionale Adam Luis, 33 anni, arrestato nelle scorse settimane; Alfonso Briganti, 46 anni, di Viareggio, titolare nella stessa città dell’agenzia Karisma e impresario di ballerine di night; Enrico Calisto, 38 anni, di Montecatini; Raffaele Penna, 30 anni, di Monsummano; Antonio Ruggiero, 26 anni, di Ponte Buggianese.
Patteggiamenti. Hanno chiuso la loro disavventura giudiziaria davanti al gup Roberto Tredici cinque indagati con il patteggiamento di pene variabili da un anno e 4 mesi a 2 anni. Sono Sandu Anisoara, rumeno; l’ex maresciallo dei carabinieri all’epoca dei fatti in servizio a Empoli, Pino Pitocchi, 43 anni, da tempo uscito dall’Arma; Toni Iannotta, 39 anni, di Monsummano; Salvatore Arena, 51 anni, di Montecatini; Dino Borgioli, 60 anni, albergatore di Capraia e Limite con hotel a Incisa Valdarno.
L’accusa. Secondo l’accusa l’organizzazione, in contatto con gruppi criminali soprattutto in Romania, Estonia e Russia, riforniva di ragazze ogni quindici giorni vari circoli privati e night club della Valdinievole, di Livorno, della Versilia, ma anche nelle Marche e in Campania.
Le entreneuse venivano fatte arrivare in Italia in pullman. Costavano all’organizzazione 250 euro a testa e per regolarizzarle (avevano il visto turistico ma lavoravano) venivano fabbricati falsi permessi di soggiorno.
Pietro Barghigiani
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